Cane dominante, cane sottomesso

Dominanza e sottomissione: le relazioni cane-cane

Appartengo a quella generazione cinofila per la quale i termini “dominanza” e “sottomissione” erano stati banditi.
Questa generazione è nata quando parole come “capobranco” o “dominante” erano state sostituite da parole più gentili come “leader” e “guida” ma che sicuramente lasciavano maggiore spazio a concetti ancora poco usati come “affiliazione” e “cooperazione”.

I cinofili prima di allora, avevano forse voluto, consapevolmente o meno, far passare il concetto che il cane interpreta le relazione sia intra che inter-specifiche in termini di piramide gerarchica, all’interno della quale ci sono i dominanti che stanno al vertice della piramide, i sottomessi e tra questi i parigrado.
Non posso non pensare che tale concetto sia assolutamente sbagliato proprio nel suo essere pensiero assoluto, cioè nel concetto per cui il cane interpreta così le sue relazioni e quindi in questi termini bisogna rapportarsi con lui. Nascono da queste idee consigli come niente cani su letti e divani, niente pasti dopo o contemporanei ai proprietari, nessun ingresso se non dopo il capobranco.

Quando una nuova generazione di cinofilia è nata, volendo far passare il pensiero per cui la vita relazionale di un cane è molto più complessa di quanto si era interpretato in precedenza, ha forse commesso l’errore opposto, cioè negando qual si voglia tipo di gerarchizzazione sociale.
Io credo che inevitabilmente la verità stia nel mezzo e che le relazioni che il cane può intessere siano molteplici, che sono regolate e articolate da diversi Sistemi Motivazionali Interpersonali tra cui inevitabilmente esiste anche quello Agonistico o di Rango insieme a quello Cooperativo, Affiliativo e di Cura, solo per citarne alcuni.

Come funziona il Sistema Motivazionale Agonistico?

Ha bisogno, come tutti i Sistemi Motivazionali, di essere attivato e in questo caso è necessaria una risorsa da contendersi.
Per alcuni cani risorsa può essere il cibo, per altri un luogo particolarmente di valore, a volte il proprietario stesso. È risorsa tutto ciò a cui egli attribuisce un alto valore affettivo e alla quale vuole accedere prima degli altri o in modo esclusivo. Posture e mimiche facciali innescano la sfida come a significare “io sono più di te”. Tale sistema è sostenuto da emozioni come la rabbia e la paura e articola comportamenti aggressivi fortemente ritualizzati, ossia non principalmente finalizzati a ledere l’altro ma a esprimere in modo ridondante il comportamento di minaccia inducendo nell’altro la resa, attraverso comportamenti bene identificati come ad esempio l’esposizione dell’addome. Con questo segnale il sistema agonistico verrà disattivato, il vincitore sarà impossibilitato ad andare oltre l’atto di minaccia e la contesa avrà fine.
Cosa accade se un cane non attua il comportamento di resa? Che il conflitto resta attivo e rischia di sfociare in atto lesivo. La fuga, ad esempio, non è riconosciuta come segnale di resa, quindi tiene aperto il conflitto.

È importante che i nostri cani sappiano mettere in atto il segnale di resa? La risposta è certamente positiva. È importantissimo che loro imparino, attraverso il rapporto con la madre e il gioco con fratelli prima e amici poi, a introiettare questo tipo di comportamento finalizzato a disinnescare un conflitto, ma in generale che abbiano un buon vocabolario comunicativo
Il problema in cinofilia non risiede nel Sistema Motivazionale Agonistico, esso esiste e fa parte del mondo relazionale del cane, che lo si voglia vedere oppure no. I problemi insomma nascono nelle polarizzazioni, qualsiasi esse siano… per cui declinare la relazione col cane solo in termini di Cura espone a delle grandi derive, o solo in termini Cooperativi o solo in termini Agonistici.
Un Sistema Agonistico disfunzionale si manifesta nel trasformare tutto in oggetto di competizione. Alcuni cani, come alcuni proprietari, possono tendere a attivare frequentemente questo Sistema nell’interagire con gli altri, ponendosi in un voler continuamente aver la meglio sull’altro (a pensarla meglio tali comportamenti sono più frequenti nel mondo umano…), questa sarà una loro caratteristica, ma ciò non significa che non possano suonare altri repertori motivazionali e comportamentali se messi nelle giuste condizioni per farlo.

L’importanza del conflitto nelle relazioni, anche canine

Perché una relazione sia funzionale dovrà avere il più ampio respiro espressivo. Il conflitto è parte delle relazioni, anche di quelle famigliari: non dobbiamo temerlo ma riconoscerlo, dargli la giusta importanza, perché all’interno di esso possono svilupparsi grandi potenzialità, ma soprattutto dobbiamo ambire alla sua risoluzione cercando di evitare che resti aperto e che conduca verso atti lesivi.
I nostri cani, forse meglio rispetto a noi, sanno naturalmente gestire il conflitto, spesso gli complichiamo noi le cose, quando attribuiamo al loro agire significati e giudizi più legati a retaggi culturali e morali.

1 commento

  1. maurizio martucci

    Condivisibile anche da chi si occupa prevalentemente della gestione dei conflitti fra animali di specie umana. Di grande stimolo il riferimento ai Sistemi Motivazionali che forse non sono ancora sufficientemente tenuti in conto .
    Brava Dottoressa Manunta !!!